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Identità Golose – La cena solidale a Il Moro di Monza per aiutare il progetto PizzAut

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E’ rivolto ai ragazzi autistici, obiettivo creare una pizzeria dove possano lavorare e relazionarsi. Alla cena hanno preso parte i fratelli Butticé, Felix Lo Basso, Luca Mauri, Andrea Alfieri, Roberta Zulian e Adriano Del Mastro

Alcuni dei protagonisti della serata: da sinistra Vincenzo Butticè, Luca Mauri, Andrea Alfieri, Roberta Zulian e Salvatore Butticè (foto Valentina Galimberti Ballarin)

Alcuni dei protagonisti della serata: da sinistra Vincenzo Butticè, Luca Mauri, Andrea Alfieri, Roberta Zulian e Salvatore Butticè (foto Valentina Galimberti Ballarin)

PizzAut nasce dall’idea di Nico Acampora, papà di un bimbo affetto da autismo; insieme ad altri genitori ha concepito e strutturato un percorso di inclusione sociale, attraverso il lavoro e la formazione professionale. Purtroppo non di rado i ragazzi con autismo vengono totalmente esclusi dalle professioni e dalle relazioni sociali, sono loro stessi a provarlo costantemente ogni giorno sulla propria pelle, insieme ai loro genitori. Questo progetto ha l’obiettivo di avviare un laboratorio di inclusione sociale, attraverso la realizzazione di un locale gestito da ragazzi con autismo che verranno affiancati da professionisti della ristorazione e della riabilitazione.

I ragazzi di PizzAut. Nico Acampora è quello al centro, con la barba

I ragazzi di PizzAutNico Acampora è quello al centro, con la barba

PizzAut sarà dunque un locale aperto a tutti per una slow pizza che stimolerà non solo le papille gustative, ma punterà dritto al cuore. Qui i veri ingredienti non saranno solo materie prime di qualità, ma anche integrazione e relazione (per sostenere il progetto andate sul sito ufficiale e votatelo nel programma Tu si que vales. Ad oggi i donatori sono stati 1.081, per una raccolta complessiva di 38.281 euro).Salvatore e Vincenzo Butticè, del ristorante Il Moro di Monza, hanno voluto aiutare la causa, organizzando presso il loro locale una charity dinner con l’aiuto di alcuni bei nomi della ristorazione meneghina: Felix Lo Basso (Felix Lo Basso Restaurant, Milano), Andrea Alfieri (Il Chiostro di Andrea, Milano), Luca Mauri(Tartufi & Friends, Milano) e Roberta Zulian (sous chef Il Chiostro di Andrea). Sono stati così i protagonisti di uno splendido percorso degustativo a base di piatti di mare, uniti per uno scopo molto importante. Alcuni ragazzi dell’istituto alberghiero Olivetti e due ragazzi autistici hanno aiutato lo staff di cucina e di sala, coordinati dalla maître sommelier Antonella Butticè.

Felix Lo Basso mentre cucina per PizzAut

Felix Lo Basso mentre cucina per PizzAut

La cena si è aperta con Caviale Oscietra Ars Italica, ostrica, fusillotto Monograno Felicetti e mandorla (Salvatore e Vincenzo Butticé). Poi Baccalà, carciofi, crumble di nocciole e gel al limone (Luca Mauri), quindi Patata biancona di Oreno; cozze e cialda di riso selvaggio (Felix Lo Basso) e Riso Riserva San Massimo, zucca, astice, caldarroste e agro di lamponi (Andrea Alfieri). Si è proseguiti con L’Orata e le radici (Salvatore e Vincenzo Butticè), per finire in dolcezza: Cioccolato, sedano candito e sale maldon (Luca Mauri) e Biscotto morbido al cacao, gel di caffè, spuma al Vov e meringhe (Roberta Zulian).Le lievitazioni sono state a cura di Adriano Del Mastro, del Forno del Mastro di Monza: pane di grani antichi brianzoli, grissini a lunga maturazione e focaccia bianca. Il tutto è stato reso possibile grazie ai partner della serata: Ars Italica Caviar, Castello Banfi Vini, C&C Catering & Banqueting, Kasanova, Planeta Vini, Pastificio Monograno Felicetti, Riserva San Massimo.

Nico Acampora: «PizzAut sarà un locale per la famiglia ma anche per i giovani, dove stare bene e divertirsi con prodotti di qualità, prendendosi il giusto tempo, senza avere la fretta e la pretesa di mangiare una pizza in 5 minuti. Un luogo dove incontrarsi con la calma necessaria per costruire e consolidare delle relazioni, lontano dalle frenesie che mettono in difficoltà chi è affetto da autismo ma che in generale non giovano a nessuno».

Uno dei piatti della serata: Caviale Oscietra Ars Italica, ostrica, fusillotto Monograno Felicetti e mandorla (Salvatore e Vincenzo Butticé)

Uno dei piatti della serata: Caviale Oscietra Ars Italica, ostrica, fusillotto Monograno Felicetti e mandorla (Salvatore e Vincenzo Butticé)

«Queste serate ti arricchiscono umanamente» ha commentato Salvatore Butticè, che insieme ai fratelli Vincenzo e Antonella ha dato vita dieci anni fa a Il Moro (via Parravicini 44, Monza. Tel. + 39 039 327899), con proposte di piatti di mare, quello della loro Sicilia. I loro signature dishesPaccheri con pesto di pistacchi e gamberi, Aragosta alla catalana e l’iconico Viaggio in Sicilia, per scoprire le suggestioni gastronomiche di quest’isola.

La Repubblica – Apparecchiare la tavola di Natale

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TENDENZE

Apparecchiare la tavola di Natale

I consigli della table-set designer Giorgia Fantin Borghi: continua a trionfare la preziosità dell’oro che quest’anno divorzia dai classici colori verde e rosso per sposare le tonalità dell’azzurro, del blu polveroso e dell’ottanio.

Per questo Natale, trionfa sulla tavola l’oro abbinato all’azzurro, al blu polveroso e all’ottanio (foto Dario Garofalo)

Anche lo spirito natalizio diventa un fenomeno social tanto che accanto al panettone, si fa posto lo smartphone. I soggetti più fotografati dagli italiani saranno, infatti, la tavola imbandita e le pietanze servite. Secondi solo all’alberello addobbato. Lo dice l’indagine Doxa condotta per Groupon, secondo cui l’81 per cento condividerà gli scatti con amici e parenti. Un buon padrone di casa non si farà quindi cogliere impreparato.

«La tavola è la cornice coreografica alla messa in scena delle nostre vite. Comunica al mondo chi siamo, quali usanze, gusti e abitudini abbiamo, in che modo ci relazioniamo. A tavola, nascono legami, si stringono alleanze, si rafforzano rapporti anche personali. Allestirla con gusto e amore contribuirà a rendere ogni riunione conviviale un’esperienza indimenticabile», racconta Giorgia Fantin Borghi, table-set designer e organizzatrice di eventi. Lei che per questo Natale 2017 ha creato una mise en place che oscilla tra il design e l’opulenza di una tavola reale. Trionfa infatti l’oro che, allergico ormai ai classici rosso e verde, viene abbinato all’azzurro, al blu polveroso e all’ottanio. E se i fiori non sono indispensabili – vietati quelli dal profumo troppo intenso –, sparsi qua e là, altri elementi decorativi: «Punterei senz’altro sugli oggetti di fantasia, un must per queste feste sono le stelle in ogni possibile declinazione, ma anche piccoli animali, anche stilizzati», racconta la Fantin Borghi, «sulla tavola deve esserci eleganza, allegria, ma soprattutto armonia. In linea generale credo che la simmetria paghi in ogni occasione. Che si scelga un’apparecchiatura super colorata o monocrome essa deve comunque avere un ritmo».

Per evitare errori, la regola è più o meno la stessa che vale per la moda: «se i piatti sono molto lavorati, meglio optare per la tinta unita, se invece si preferisce utilizzare una tovaglia ricamata, meglio utilizzare piatti color-block, tono su tono, o mescolando stili e colori in un massimo di tre. Assolutamente di gran tendenza il velluto». Sentirsi liberi e creativi è giusto, ma attenzione a come assegnare i posti per gli ospiti: «Specialmente in occasione delle feste è bene evitare di mettere vicine persone che abbiano avuto screzi ma anche due grandi oratori, pena il forte rischio di sentirli chiacchierare solamente tra di loro», conclude la table styilst.

Nell’immagine di apertura e nella galleria fotografica la tavola firmata da Giorgia Fantin Borghi. Nell’allestimento: caviale di ARS Italica Caviar, vasi Venini, piatti in vendita presso Funky table, bicchieri e ciotoline del Laboratorio Paravicini. Fotografo Dario Garofalo, aiuto set designer Beatrice Novara

Fonte – http://design.repubblica.it/2017/12/03/come-apparecchiare-la-tavola-di-natale

Fashion Infusion – Caviale Ars Italica, l’arte del caviale italiano

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Dichiariamo guerra alle diete, vi voglio parlare del caviale Ars Italica. Siamo famosi in tutto il mondo per la nostra cucina e i nostri prodotti italiani, tra cui il caviale, son sicura che lo conoscete tutti. Forse pensavate che queste uova di storione, si producevano solo in Russia e Iran.  Si produce anche qui, in Italia, un caviale Made in Italy.

caviale ars italica

Anzi, documentandomi un po’ ho letto che si produceva in Italia già nel 1500, perché  nel 1570 il cuoco di Papa Pio V preparò un pranzo interamente a base di caviale. E gli storioni erano presenti in Italia, come mostra il quadro Pescivendoli di Vincenzo Campi. Ma lo sapevate che sono apparsi sulla terra ancora prima dei dinosauri. E per nostra uova.

Vincenzo Campi_Pescivendoli

Vincenzo Campi_Pescivendoli

E’ stato solo verso la fine degli anni Novanta però che è nata l’idea di allevare gli storioni in Italia, nelle acque del Parco del Ticino, per ottenere una produzione di qualità eccezionale tutta italiana, come per il caviale Ars Italica, quindi se vi volete sbizzarrire, ci sono diverse qualità di caviale da provare. Arte italiana come suggerisce il nome  del caviale Ars Italica, che ha presentato alla stampa il suo nuovo logo che unisce così  arte e tradizione, con il nuovo caviale Sevruga, Oscietra e Da Vinci, tutti prodotti italiani di Italian Caviar.

caviale ars italica

Anche il cibo può essere arte, osate accostamenti insoliti come la zuppetta di uva fragola, cioccolato bianco, cipollotto e Caviale Oscietra Imperial. saporito. Ottimo naturalmente anche lo storione: arrosto, con ristretto di cocco, pepe verde, e Caviale Da Vinci Royal. Vi ho suggerito ricette da urlo, per il caviale Ars Italica, merito dello chef del Ristorante Enrico Bartolini, che forse sa cucinare meglio di mia madre. E vi assicuro che lei è bravissima.

caviale ars italica

Naturalmente il caviale non si cucina, va aggiunto alla fine, ma se vogliamo gustarlo con semplicità, fate come faccio io: qualche fetta di pane integrale tostato e un cucchiaio di panna acida, che si ottiene mescolando alla panna del succo di limone, ha meno calorie del burro.

Ricordatevi che il caviale deve stare sempre al freddo, se lo aggiungete su cibi caldi va mangiato subito, altrimenti si altera quel sapore particolare di salmastro, di mare, che lo rendono unico. Poi gustatevi il caviale senza sensi di colpa, e pensateci anche per i regali di Natale, il caviale Ars Italica è un prodotto che fa piacere, italiano, elegante e chic, e si conserva. Allora mi merito almeno un mi piace per avervi informato? Aspetto i vostri commenti.

caviale ars italica

Zuppetta di uva fragola, cioccolato bianco e cipollotto_caviale Oscietra Imperial “Puro Sale/ Tartare di manzo con emulsione al curry, sorbetto di mandorle_caviale Sevruga Royal

caviale ars italica

Risotto con pesto di pinoli, lattuga di mare e telline_caviale Oscietra Royal

caviale ars italica

Storione arrosto con ristretto di cocco e pepe verde_caviale Da Vinci Royal

Castagne cioccolato e whisky

Castagne cioccolato e whisky

La Luna sul Cucchiaio – Caviale e storione nel parco del Ticino con Ars Italica Caviar

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Il Chev-jar, così lo chiamavano i persiani, parola che è arrivata fino a noi solo leggermente modificata: caviale, ikra in russo, con questo nome si identificano le pregiate uova di storione.

“Il caviale è stato da sempre una vivanda raffinata riservata a categorie particolari. Quando si legge di festini offerti da potenti, di qualsiasi genere essi siano, alle loro belle, troviamo ostriche – magari con perle come capitò alla bella otero – , aragoste e altri piatti sopraffini preparati dai migliori cuochi; di caviale però si parla poco, proprio perché è quasi un’offerta, che deve essere riservata alle sole persone veramente importanti, quelle che comunque avranno un posto permanente nella vita affettiva dell’ospite”

così scrive Rory Buonassisi nel suo libro “Nero o Rosso – La storia del caviale”.

In Russia assistiamo al fenomeno di un alimento che arriva a essere addirittura il simbolo dello stesso paese. Diventa il piatto degli zar, la vivanda di corte per eccellenza; ma nelle stesso tempo, è l’alimento più popolare, quello che tutti desiderano e su cui tutti si gettano non appena ne hanno l’occasione.

Caviale e Storione nel Parco del Ticino con Ars Italica Caviar

Anche in Italia c’erano storioni e caviale nel fiume Po e Ticino, tanto che Cristoforo da Messisburgo, il famoso gastronomo della famiglia Estense, nella prima metà del 1500 pubblicò addirittura una ricetta sul come fare il caviale, che chiamava caviamo, anzi, di ricette, ne pubblicò addirittura due: una per il “caviaro per mangiar fresco” e una seconda per il “caviaro per salvare”, da conservare.

Leggere queste due ricette è affascinante. Per il Messisburgo le uova migliori sono quelle molto nere; la quantità di sale che prescrive per il caviale fresco è di “un terzo d’oncia di sale per libbra di uova. Per quello da conservare, invece, la quantità di sale era più alta, circa il 4 per cento; la cosa strana è che viene prescritto una schema di riscaldamento che ricorda molto l’attuale pastorizzazione e poi si raccomanda di conservare sottolio questo tipo di caviale; secondo il famoso gastronomo le uova di storione così trattate potevano essere conservate per due anni.

Altra grande testimonianza dell’utilizzo del caviale come alimento di grande prestigio un menù interamente a base di caviale realizzato nel 1570 da Bartolomeo Scappi, per la salita al trono di Papa Pio V di cui era cuoco privato. Sono davvero tantissime testimonianze raccontano di una tradizione che appartiene da sempre all’Italia e che ha rischiato di essere perduta. C’è perino una leggenda che narra del genio rinascimentale Leonardo Da Vinci, che vedendo uno storione del Ticino, ebbe l’idea di donare le sue preziose uova racchiuse in uno scrigno incastonato di pietre preziose a Beatrice d’Este, durante il suo banchetto nuziale con Ludovico Sforza detto il Moro.

E il caviale a Ferrara si è continuato a prepararlo fino all’ultima guerra, anche se in quantità minime.

La tradizione ha però rischiato di morire definitivamente con l’estinzione delle tre specie autoctone italianel’Acipenser Sturio, l’Huso Huso e l’Acipenser Naccarii di cui si è salvata solo l’ultima, ora allevata nel parco del Ticino e reintrodotta anche in natura grazie all’intervento di Giacinto Giovannini che, negli anni Settanta, acquistò gli ultimi cinquanta esemplari rimasti dopo la costruzione delle dighe lungo il Po, durante gli anni del boom economico, rischiando la scomparsa definitiva degli storioni.

Caviale e Storione nel Parco del Ticino con Ars Italica Caviar

Negli anni Sessanta, a cavallo tra la Lombardia e il Piemonte, all’interno di quello che
sarebbe in futuro diventato il Parco del Ticino (il primo Parco regionale creato in Italia nel
1974), la famiglia Mandelli di origine trentina, convertì una tenuta di caccia di circa 300 ettari di superficie in un’area destinata all’allevamento di trote, bovini ed agricoltura tradizionale. A cavallo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, complici i cambiamenti climatici, il surriscaldamento terrestre e delle acque sorgive, alcune aree della tenuta vennero convertite in allevamento di storioni, pesci più adatti ad acque calde. L’idea di riprodurre gli storioni e di sperimentarne l’allevamento in queste acque dalle caratteristiche ideali fu condivisa con la famiglia Giovannini. Si misero così le basi così per la «Storione Ticino» di Cassolnovo, nel Pavese, diventata oggi uno dei maggiori allevamenti per la produzione di caviale made in italy.

Caviale e Storione nel Parco del Ticino con Ars Italica Caviar

A Cassolnovo oggi la Ars Italica Caviar, che dal 1998 opera nel parco del Ticino, alleva diverse varietà del pesce preistorico privo di scheletro: le femmine, giunte intorno ai 10/12 anni di età, vengono macellate per ottenere le preziose piccole sfere scure. Uno storione di questa età può arrivare a pesare quaranta chili, le uova sono solamente circa un decimo del peso. Ogni chilo ne contiene 25 mila e una femmina può deporne fino a 100 mila uova.

A Cassolnovo (Pavia), dove opera Storione Ticino, vengono allevate 4 specie di storione, tutte certificate “Globalgap”, “Friend of The Sea” e che si fregiano del marchio “Parco Ticino – Produzione Controllata”.

L’80% degli storioni presenti è di specie Acipenser gueldenstaedtii, noto anche come “storione russo”, da cui si estrae il noto caviale Oscietra. Si tratta della prima specie ad essere stata allevata dal 1998. Questa varietà di caviale ha una colorazione che varia dal grigio chiaro al grigio scuro, lucida e brillante: il guscio dell’uovo è setoso, sottile e delicato, da molti considerato la qualità più raffinata da degustare rigorosamente in purezza e senza fretta per apprezzarne tutte le qualità istante per istante.

Il 10% circa dell’allevamento è rappresentato dall’Acipenser naccarii, da cui si ottiene il caviale Da Vinci, nome legato alla famosa leggenda, ovvero storione cobice o dell’Adriatico, salvata dall’estinzione dalla famiglia Giovannini. Il caviale Da Vinci ha un gusto iodato, intenso e deciso, che ricorda il mare, ha una consistenza particolarmente morbida e le sue uova sono caratterizzate da dimensioni medie, con tonalità che variano dal marrone al nero.
Qui engono inoltre allevate altre specie meno diffuse, ovvero l’Acipenser stellatus o storione stellato da cui deriva il caviale Sevruga, e dall’Acipenser ruthenus o storione sterleto nella rara varietà albina. Il caviale albino, per il suo colore dorato, è da considerarsi una vera e propria rarità, tanto che nell’antichità veniva riservato esclusivamente agli Zar.

Tanto lavoro e tanti anni di attesa dunque per assaporare le preziose perle nere di caviale che si sposano meravigliosamente bene con semplici crostini di pane bianco spalmati di burro, con parate semplicemente lessate o come tocco finale a preparazioni semplici di pasta o riso. La tradizione russa li vuole abbinati ai blinis con un tocco di panna acida, ma un cucchiaio, rigorosamente non di metallo, per degustarlo in purezza resta il miglior modo per percepirne al meglio il sapore.

Caviale e Storione nel Parco del Ticino con Ars Italica Caviar

Per apprezzare il caviale meglio evitare la vodka ghiacciata, questi accostamenti spesso servivano ad anestetizzare le papille gustative per sopportare il gusto dei caviali più vecchi, dalla salinità eccessiva e aromi molto marcati; meglio invece le bollicine secche che fondono la propria complessità aromatica a quella del caviale con effetti spesso sorprendenti.

Senza dimenticare però che lo storione, che tutti conoscono come il pesce del caviale, ha una carne bianca e delicata altrettanto preziosa per i valori nutrizionali e la delicatezza del sapore che ne fanno un alimento sano, per tutte le età e i gusti.

Lo storione è privo di scheletro, infatti ad eccezione di una parte della testa e degli scudi posti sulla pelle, non ha parti ossee ma cartilaginee che lo rendono assai fragile ma anche completamente privo di lische.

Caviale e Storione nel Parco del Ticino con Ars Italica Caviar

Lo storione si prepara soprattutto a tranci, cotti in padella, al forno o alla griglia o, vista la purezza delle acque in cui cresce e i rigorosi controlli è una prelibatezza che gli amanti del pesce crudo non possono perdersi.
Un’altra meravigliosa realtà italiana da apprezzare più spesso.

Ars Italica, la rinascita della tradizione dello storione e del caviale italiano.

Caviale e Storione nel Parco del Ticino con Ars Italica Caviar

 

Fonte – https://www.lalunasulcucchiaio.it/2017/10/caviale-storione-nel-parco-del-ticino-ars-italica-caviar.html